Rieti e la zona circostante, oltre che ovviamente da Roma, hanno avuto nel passato “contaminazioni” culturali ed artistiche dall’Umbria (della quale fecero parte fino al 1927), dalle Marche e dall’Abruzzo. Ciò ovviamente è anche avvenuto per la posizione “centrale” della Sabina tanto esaltata dagli stessi abitanti di Rieti e delle cittadine attigue. Ancora oggi i turisti che capitano nel capoluogo sabino vengono spesso invitati a visitare il monumento di piazza San Rufo in ossequio all’ Umbilicus Italiae .
Poggio Mirteto – Pieve di San Paolo
Tuttavia i risultati artistici di questi antichi rapporti culturali non vanno cercati solo a Rieti ma un po’ in tutto il circondario. E necessariamente vanno esaminate le frequentazioni di artisti non locali che dal medioevo alle epoche successive avevano i più importanti committenti negli ordini religiosi e nell’organizzazione ecclesiastica. Date le caratteristiche sociali della Sabina, in tempi passati, le committenze di tipo civile erano ovviamente più limitate che altrove.
Poi va anche tenuto presente che talora arrivarono artisti da regioni italiane più distanti. E’ questo il caso dei fratelli veronesi Lorenzo e Bartolomeo Torresani che nel 16° secolo lavorarono a Rieti (chiostro S. Domenico), a Poggio Mirteto (Pieve di San Paolo) ed altrove.
Altre volte, invece, artisti importanti furono nativi della Sabina. E fra i tanti vanno ricordati: l’artista reatino Antonio Gherardi (1638-1702) ricordato -nel 2003- con una splendida mostra nel Palazzo Papale di Rieti, Carlo Cesi (Antrodoco 1626-Rieti 1685), Cola Filotesio dell’Amatrice ( 1480- 1547) che lavorò, oltre che in Sabina, anche ad Ascoli Piceno e L’Aquila.
Le tradizioni di Umbria, Marche ed Abruzzo sono facilmente riscontrabili in sculture lignee di artigiani anonimi operanti fra i secoli XIV e XVIII, ma il discorso non riguarda solo le opere minori.
La contiguità culturale fra Assisi ed i luoghi che, all’epoca, furono frequentati da San Francesco ovviamente ebbe delle conseguenze anche sul piano artistico. A Greccio, ad esempio, vanno citati diversi affreschi di ispirazione umbra (alcuni dei quali del c.d. “maestro di Narni”).
Pure molto importanti furono le correlazioni artistiche con le Marche. Fra gli altri nel quattrocento un pittore di Fermo dipinse gli affreschi del Santuario della Filetta nei pressi di Amatrice. Un altro artista marchigiano realizzò, sempre ad Amatrice, l’affresco dell’ Albero di Jesse ecc. Più tardi e di rilievo fu la presenza nel reatino dell’artista Antonio Congioli (Pergola 1736-Roma 1820). Al pittore marchigiano sono attribuite numerose ed importanti opere ancora visibili a Rieti: nella Cappella di Santa Barbara del duomo, nella chiesa di San Domenico, nella pinacoteca diocesana.
Tuttavia un esame della situazione del patrimonio artistico sabino non può essere esaurito in poche righe: in Sabina operarono comunque molti artisti di scuola romana ad iniziare dai seguaci del Cavallini e dei Cosmati fino al Bernini ed altri. Poi nel corso dei secoli è successo di tutto . Ad esempio, a Lugnano nei pressi del Terminillo, un bellissimo avorio medievale dedicato alla Madonna è di manifattura angioina; nella chiesa della Vittoria di Monteleone Sabino una scultura lignea del ‘400 è di manifattura tedesca. E così via continuando. Anche in altre parti del mondo l’arte si “mescola”, magari in Sabina è avvenuto un po’ meno.
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