Il territorio comunale presenta una superficie di 9,20 Kmq ed è compreso tra 530 mt circa di altitudine del Lago del Turano ed i 1438 mt di altitudine del Monte Cervia. Gran parte del territorio si estende sul complesso montuoso del Cervia. I versanti nord-ovest e sud-ovest, che sovrastano il nucleo abitato, affacciano con aspre pendenze a strapiombo sul lago del Turano.

Itinerari turistici nel Lazio

I versanti sono ricoperti da fitta macchia di carpino, roverella e orniello assieme a ginepro, ginestra ed altre spinose. Sopra il paese un rimboschimento con pino nero e con larice eseguito nei primi anni del ‘900 a protezione dell’abitato, si alterna con la vegetazione autoctona che passa da quella submontana al faggio. La fascia più alta dei versanti è interessata da faggete degradanti che lasciano spazio ad ampie praterie.

Sul versante sud-ovest a circa 750 mt di altitudine, su un’aspra parete rocciosa, si manifesta la presenza di numerose grotte e sporgenze rocciose ricoperte alla sommità dal caratteristico ornamento del leccio. Il versante Nord scende bruscamente nell’orrido della gola dell’Obito scavata dalle acque impetuose del fosso omonimo. Il versante nord-est, interessato dalla presenza di faggete e più in basso dalla presenza di estesi castagneti da frutto, degrada più lievemente.

Il fiume ed il lago del Turano (realizzato tra il 1936 ed il 1939 con una ciclopica diga di contenimento delle acque del fiume omonimo) tagliano trasversalmente il territorio comunale. Sulla riva del fiume opposta al paese, il territorio dapprima dolcemente inclinato e spoglio di vegetazione (dove viene ancora praticata in forme modeste l’agricoltura) si eleva abbastanza rapidamente sulle pendici del monte Faito. 

Con L.R. del 3.10.97 n. 29 un’ampia fetta del territorio comunale (tutto il versante del Cervia che sovrasta il paese di Paganico) entra a far parte della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia che si estende anche sui territori dei comuni di Ascrea, Castel di Tora, Collegiove, Collalto, Nespolo, Marcetelli, Roccasinibalda e Varco. L’elemento predominante nel paesaggio vegetale della Riserva è rappresentato dai rigogliosi boschi che coprono gran parte dei rilievi. Assai estesi sono i castagneti con esemplari secolari di rara bellezza. La vegetazione spontanea è formata da querceti caducifogli con cerro, rovere e, più in quota, da faggete. La fauna è ricca di specie legate agli ambienti boschivi: lo scoiattolo, il cinghiale, il tasso, la marmotta, la lepre, la donnola oltre ai tanti piccoli mammiferi dei boschi come il topo quercino ed il moscardino. Sino a qualche decennio fa la zona era regolarmente frequentata da una coppia di aquile che nei nostri giorni comincia a riaffacciarsi saltuariamente nel nostro territorio. Oggi sono ancora presenti altri rapaci come la poiana, lo sparviere, il gheppio, l’allocco, la civetta, il gufo comune e il barbagianni, conosciuto in dialetto come “u friulone” per l’insistito e struggente verso d’amore che in primavera caratterizza le notti. Tra gli uccelli i picchi verde e rosso maggiore, l’upupa, il fringuello, il rampichino, il ciuffolotto, il colombaccio. Nidificano inoltre, i falchi pellegrini e, recentemente, è stata più volte avvistata una coppia di aquile.

Il Paese e le sue borgate

Il territorio urbanizzato riguarda principalmente il centro abitato di Paganico Sabino e alcune “borgate” sparse sul territorio. Il Pese antico (medievale) è arroccato su uno scosceso sperone roccioso collegato al versante nord-occidentale del Monte Cervia a 720 mt di altitudine. La parte più recente del paese (ottocentesca e moderna) invece si è sviluppata sul colle di San Giorgio.

L’aspetto del borgo antico è quello di un "castrum" mediovale. L’ingresso è segnato da due porte che conducono tramite strettissime viuzze al cuore del paese. Nella sommità del borgo si presume ci sia stata l’antica “Rocca”, il luogo porta infatti quel nome ed è caratterizzato da un incastellamento con porte di accesso intorno ad un possente sperone roccioso (autentico belvedere sulla Valle del Turano). Durante il ‘700, il paese si è ampliato fuori dall’incastellamento originario fino a giungere  alla confluenza con il colle di San Giorgio, dove successivamente si è esteso fino ai nostri tempi.

Alcune borgate e case sparse sono disseminate sul territorio nelle seguenti località: "Ara Vecchia", “Polledrone”,  "Ponte", “Acqua Corona”,  "Crugnaletta", "Leordella” – “Zingari” e "Marcassiccia", "Campo di Grotte", "Prata", “Lesche” (quest’ultime sulla riva sx del Lago Turano). Le "borgate" sono raggiungibili attraverso la S.P. Turanense o attraverso una sterrata che fiancheggia la sponda sinistra del Fiume e del Lago del Turano, collegata alla S.P. Turanense attraverso il ponte di Paganico ed il ponte di Ascrea, entrambi costruiti per il collegamento delle due sponde a seguito della realizzazione del bacino artificiale, importantissima riserva d’acqua e di energia per le centrali elettriche di Cotilia e di Terni.

Le origini

Alcune tracce della presenza di comunità organizzate nel territorio di Paganico Sabino sono forse riconducibili già al III° sec. avanti Cristo, in epoca pre-romana. Un rinvenimento molto recente, effettuato, in prossimità del Monte Cervia dai ragazzi della Pro-Loco, fa pensare alla probabile esistenza di un “area sacra” ad oggi non ancora investigata. I ritrovamenti sono relativi a materiali in terracotta riconducibili a tipologie votive già ampiamente attestate nei luoghi di culto dell’area centro-italica. Si tratta infatti di frammenti di piccole statue, statuette raffiguranti bovini, suini, riproduzione di parti del corpo come mani, piedi, ecc. Nei santuari era consuetudine dedicare agli dei doni votivi in terracotta che riproducevano parti del corpo umano, immagini di devoti, raffigurazioni animali, oggetti di uso quotidiano o simbolico, ecc. I votivi anatomici erano legati non solo alla sfera della salute e della guarigione, ma potevano assumere significati diversi come quelli di simboleggiare il viaggio o la preghiera dell’offerente. La dedica di parti del corpo umano con funzione propiziatoria o in segno di ringraziamento per un’avvenuta guarigione risale ad epoca molto antica. I doni in terracotta dovevano costituire delle offerte poco costose ed in quanto tali proprio delle classi meno elevate. La grande diffusione di questo genere di offerte si concentra soprattutto tra il IV ed il III secolo a.C. 

Il 15 maggio 1997, in occasione della I° Settimana Provinciale della Cultura, quanto rinvenuto è stato reso pubblico attraverso una ESPOSIZIONE DI PANNELLI ICONOGRAFICI (Presenze archeologiche nella Valle del Turano a cura di Giovanna AlvinoSoprintendenza Archeologica per il Lazio – Assessorato Cultura Provincia Rieti – Amministrazione Comunale/Pro-Loco) con la divulgazione della PUBBLICAZIONE :<<LA VALLE DEL TURANO: SULLE TRACCE DELL’ANTICO>> a cura della Dott.ssa Giovanna Alvino.

La mostra ha avuto notevole successo ed è stata visitata anche da numerose scolaresche.

L’età romana

Di Paganico non sì esclude l’origine romana per alcune tracce di tale presenza nella zona (col nome paganicum venivano chiamati anche i luoghi in cui erano presenti rovine di età romana). Infatti, poco distante dal paese (circa 2,5 Km), nelle vicinanze del fiume Turano, si trova la " Pietra Scritta " (informazioni dettagliate sono consultabili nell’apposita scheda). Con questo termine viene comunemente designato il monumento sepolcrale della famiglia dei Muttini. Il monumento funerario, del tipo a dado, si può datare tra gli ultimi anni della repubblica e la prima età imperiale e più precisamente nella seconda metà del I secolo a.C.

Dal Medioevo ai nostri giorni

Il paese è uno dei più antichi della Valle del Turano, già documentato nell’852 (Regesto Farfense). Nel documento 311, dell’anno 873, viene nominato un "casale de Paganeco" e nell’anno 876, documento 317, si parla di "habitatores in Massa Torana, villa quae Vocatur Paganecum". La ricorrenza di termini come "villa" o "casale" farebbe pensare ad agglomerati rurali e non ad un centro abitativo complesso. Infatti dalle notizie desumibili dal lessico medievale possiamo affermare che il "casale" era per l’appunto un edificio sufficientemente strutturato a cui facevano capo le attività agricole che si esplicavano nell’ambito territoriale circostante e talvolta era munito di strutture difensive. Attraverso i manoscritti delle visite pastorali è possibile ricavare un quadro dei luoghi e dei loro toponimi originali, dalla "Porta Castellana" al fianco della chiesa San Nicola ai mulini di "Pian delle Mole". 

Inoltre, all’interno del repertorio delle visite pastorali del Vescovo Saverio Marini (1779-1813) troviamo una traccia importante per ricostruire l’aspetto del centro abitato, infatti , citando l’edificio della Chiesa dell’Annunziata, il Vescovo annota "S. Maria è la chiesa frequentata dal popolo sopra il castello, gli antichi suoi fondi sono uniti alla parrocchiale". Il termine castello, già usato dal Marini per indicare il centro abitato della Rocca, nella descrizione dell’insediamento della chiesa parrocchiale di S. Nicola, apre dunque la strada a fondate ipotesi ricostruttive di un primitivo nucleo centrale, incastellato e fortificato all’interno quale doveva essere posta la parrocchiale di S. Nicola mentre all’esterno era posta a baluardo la chiesa dell’Annunziata.

Informazioni più recenti sono rintracciabili nell’archivio storico comunale. La documentazione più antica, facente parte degli archivi aggregati, consiste in alcuni registri parrocchiali dei battesimi, delle morti e dei matrimoni, che coprono un arco di tempo che va dal 1779 al 1860, anno dell’unità d’Italia, che, non a caso, segna il passaggio delle registrazioni anagrafiche all’autorità comunale.

ITINERARI

1) Entra per le antiche porte del centro storico, arriva fino alla "Rocca" e goditi un panorama vertiginoso sulla gola dell’Obito (della quale si racconta di una battaglia con i saraceni) e sul lago del Turano.

2) Riserva una visita alla "Pietra Scritta" ubicata subito sotto la via Turanense, a ridosso del fiume Turano, a circa 2,5 km da Paganico in direzione Carsoli. Poco più in alto attraverso un sentiero che si imbocca dalla località “Crugnaletta” (circa 500mt prima di giungere alla “Pietrascritta”) potrai raggiungere “Fonte Palumbo” una sorgente di acqua accreditata di qualità terapeutiche sulla quale sono in  atto studi particolareggiati per il recupero della fonte.

3) Segui il sentiero che esce dal paese in località San Giorgio ed a circa 1 Km incontrerai il "Rencricchittu" (sporgenza rocciosa di più massi sovrapposti) e le "Grotte". Nella parete rocciosa che si apre a strapiombo e guarda il fiume Turano sono ubicate numerose grotte, alcune delle quali di grosse dimensioni, utilizzate ancora recentemente come ricovero per pecore e, durante la grande guerra come sicuro rifugio. Il sentiero prosegue fino a “Fonte Caragno”.

4) Segui il sentiero che dall’impianto sportivo conduce alla Pineta , percorrilo fino a ridiscendere presso la chiesa dell’Annunziata. Dallo stesso, facendo una deviazione, potrai anche raggiungere la vetta del Cervia (1438 mt).

5) Segui l’antico tracciato che da via della Madonna ti conduce in direzione di Ascrea. Giungi alla “Mola” ed entra nell’impervia gola dell’Ovito . Questo sentiero era l’antichissima via di collegamento tra Paganico ed Ascrea e verso i paesi situati nell’altro versante del Monte Cervia. Un valico asservito per secoli alla transumanza.

Il presente articolo è stato pubblicato su gentile concessione della Pro-loco di Paganico Sabino (e-mail: proloco@paganicosabino.org)