Alcune proposte della pro-loco di Paganico.

Percorsi naturalisti nei parchi laziali

 

Itinerario del Monte CerviaItinerario delle grotteItinerario delle sorgentiItinerario OvitoItinerario intorno al Lago

Itinerario del Monte Cervia

Siamo all’interno della Riserva Naturale del Monte Navegna e Monte Cervia. Da Paganico Possiamo raggiungere la vetta almeno per 3 antichi sentieri:

A) "Scaluni"

Dall’impianto sportivo Comunale, dopo circa 100 mt, si imbocca a sinistra risalendo all’interno della Pineta. Il sentiero taglia trasversalmente la pineta stessa fino a giungere a ridosso del ripido versante occidentale della montagna. Sale ancora ripidamente e giunti alla località denominata "Scaluni" si può godere di un panorama spettacolare sul lago del Turano. Il percorso culmina in prossimità della cresta del Cervia, nel massiccio denominato "Occalubberu". Da quel punto si può raggiungere la vetta risalendo il crinale in direzione sud.

B) "Jovetu" – Ovito (si veda apposita scheda Itinerario Ovito)

C) "Lobbera"

Dalla località “San Giorgio” percorrendo Via Monte Cervia, si imbocca una sterrata realizzata negli anni ’80 fino a giungere in località “Lobbera” 900 mt circa. Quasi al temine della sterrata, dopo una accentuata curva a sinistra, la strada diventa pianeggiante e prima di uno spazio di manovra, c’è un cartello che indica il ricongiungimento con il vecchio sentiero che conduce in località “Caocese” (1000 mt. Circa). In questa località, negli anni ’50 il comune di Paganico realizzò dei bacini di raccolta delle acque piovane, e relativi fontanili, finalizzati all’abbevera delle greggi – allora molto numerose, anche se transumanti – in mancanza di acque sorgive in quota.

Il tratto di strada descritto sopra, può essere fatto anche attraverso l’antico sentiero che dall’impianto sportivo, costeggiando la pineta, sale fino alla località “Lobbera” (poche decine di metri al di sopra della sterrata), anche se in alcuni tratti è purtroppo ancora quasi completamente ostruito. Dalla località “Lobbera” alla località “ Caocese” il sentiero attraversa un pendio ricoperto di ginestre prima di immettersi nel bosco e di deviare in direzione nord-ovest. Al termine di questo tratto si esce dal bosco e si arriva al di sotto di un enorme vasca di raccolta dell’Acqua piovana, di cui si sta studiando la riattivazione funzionale. Da qui si possono percorrere due vie per la vetta del Cervia.

C1) Le Pratarella – Dal bacino di raccolta si può imboccare in direzione nord-ovest un sentiero che taglia trasversalmente, in leggera salita, il versante della montagna fino a giungere nei pressi di “Occalubbero”, da dove c’è un ampia veduta panoramica sul lago del Turano. Da qui si risale verso la cresta, e, percorrendo la stessa in direzione sud, si arriva sulla “Vetta”.

C2) Val Cupa – Dal bacino di raccolta si può imboccare, in direzione sud, un sentiero che addentrandosi all’interno di “Val Cupa”, per il bosco, sbuca al di sotto della Vetta, verso la quale si risalire per un ripido pendio. Più breve ma più faticoso del primo.

Itinerari naturalistici nel Lazio, Il Lago del TuranoLA VETTA

Dalla Vetta un panorama a 360 gradi da dove si scorge il Terminillo, il Gran Sasso, il Velino e tutto il territorio circostante con la vista di alcuni borghi medievali arroccati su speroni rocciosi o adagiati tra i boschi (in giornate particolarmente luminose si possono cogliere i riflessi del Cupolone e delle carrozze della linea ferroviaria Roma-Firenze).

Torna all’inizio

Itinerario delle grotte

L’area delle Grotte è compresa tra i 630 ed i 780 mt di altitudine a mezza costa sul versante esposto a sud-ovest del Monte Cervia ed è fortemente caratterizzata dalla presenza di aspre pareti rocciose che a più riprese interrompono il versante occidentale scosceso della montagna.

Su due ampie pareti poste al di sopra del sentiero che conduce alla località “Cerria” (antica strada Comunale Paganico – Collegiove per il versante sud-occidentale del Cervia) e su una parete posta al di sotto dello stesso, sono concentrate numerose grotte e sporgenze rocciose ricoperte alla sommità dal caratteristico ornamento del leccio. L’area si può raggiungere a piedi in circa 20 minuti di cammino da Paganico Sabino attraverso un sentiero panoramico che dalla località “San Giorgio” (Via Monte Cervia) si snoda in direzione sud.

A poche decine di metri dall’abitato, alla biforcazione del sentiero si prosegue a sinistra. Prima si incontra il “Rencricchittu”, sperone roccioso di considerevoli dimensioni (h 11 mt. circa) posto a strapiombo sulla valle poi, a qualche decina di metri da esso, si apre al di sopra del sentiero un’ampia ed aspra parete rocciosa dove sono ubicate numerose grotte. Appena al di sotto del sentiero e facilmente accessibile dallo stesso si trova grotta “Sotterra”, alta fino a 6 mt nella parte centrale e profonda circa una ventina di metri. Il suo accesso è ostruito dall’intervento artificiale dell’uomo che vi ha eretto una parete a sassi, lasciandovi un’apertura centrale (90 cm x 180 cm circa) ed una piccola finestra laterale.

Subito più avanti, circa 20-30 mt. al di sopra del sentiero sono ubicate grotta “Capramorta” e grotta “Remposta” la cui massima apertura supera i 15 mt. Ambedue le grotte sono poco profonde (qualche metro). Poco più avanti, quasi al termine della stessa parete rocciosa, due o tre mt. al di sopra del sentiero si trova grotta “Ronoriu” al cui interno è presente una piccola “conca” che nei periodi meno secchi si riempie d’acqua ed è accessibile da 5 gradini modellati dall’uomo.

In un aspra parete al di sotto del sentiero, ma accessibile dalla località “Crugnaletta”, si trova grotta “Ranne”. Le grotte sovrastano a strapiombo la località “Crugnaletta” al km 32,800 della SP Turanense. Continuando per il sentiero in direzione sud, la parete rocciosa si fa più irregolare, alterando aspri costoni rocciosi a piccole cavità seminascoste dalla vegetazione, fino a giungere, a circa 15 minuti di cammino dalla prima parete rocciosa, in prossimità di “Rotta Preti”. Poco profonda ma dall’ampiezza considerevole (oltre i 30 mt), ha il fondo molto irregolare ed un altezza massima di circa 10 mt . Ai suoi lati presenta altre piccole cavità.

Curiosità – In passato le grotte sono state utilizzate da pastori e contadini locali come ricovero degli animali e in alcuni casi dei prodotti dei terreni circostanti. Durante l’ultima guerra venivano utilizzate come ricovero dagli abitanti di Paganico Sabino. 

L’intera area rientra nel territorio della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia. Il sentiero è agevole ed accessibile a tutti mentre alcune grotte sono di difficile accesso. Oltre le aspre pareti rocciose, il sentiero prosegue fino ad immettersi nel territorio di Collegiove nei pressi di Fonte del Caragno (Sorgente che alimenta il villaggio “Ulpia” e la frazione “Zingari” di Collegiove, posti lungo la S.P. Turanense). Per la valorizzazione e la migliore visitabilità dell’interessante sistema carsico – con l’obiettivo finale di farne un vero e proprio parco didattico-naturalistico – è stato recentemente approvato dall’Ente Regionale Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia un appropriato progetto.

Per ridiscendere ci si può anche riagganciare al percorso che attraversa l’Obito di Paganico imboccandolo dal “tratturu Nmezzu” situato a quota 1200 mt circa sul massiccio dell’Occalubbero, che domina la gola dell’Ovito.

Torna all’inizio

Itinerario delle sorgenti

Il versante sud-occidentale del Cervia è ricco di piccole fonti e sorgenti, quasi tutte ubicate in prossimità o a ridosso del sentiero. Un percorso antichissimo ricongiunge la sorgenti “Acqua Corona”, “Fonte Palombo” e “Fonte Caragno”. Da Paganico Sabino si imbocca un sentiero panoramico che dalla località “San Giorgio” (Via Monte Cervia) si snoda in direzione sud. A poche decine di metri dall’abitato, alla biforcazione del sentiero si prosegue a destra (sulla sinistra si va verso le grotte). 

Curiosità – Sul sentiero, a destra, prima di giungere all’Acqua Corona si trova un masso dove la leggenda dice che vi siano le impronte di mani e ginocchia di San Berardino.

Si scende di quota fino a giungere alla sorgente “Acqua Corona”. Vi è una captazione che alimenta la borgata “Crugnaletta” e subito dopo un piccolo fontanile da dove sgorga acqua freschissima. Più avanti il sentiero giunge alla confluenza con la S.P. Turanense al km 32,800 ed inizia a risalire sempre in direzione sud. A circa 500 mt. Incontriamo “Fonte Palombo” (FontePalummu”).

Acqua dalle proprietà curative

E’ quella della sorgente di Fonte Palombo conosciuta da tempo immemorabile e da sempre ritenuta “leggera”, diuretica e, secondo tante testimonianze, in grado di abbassare la pressione arteriosa (si ricorda di un tale Federico che ne abusò e, dopo ripetuti e falliti tentativi di … intendersi con la moglie, passò a miglior vita, un po’ per l’acqua e un po’ per la pena – Sergio Spagnoli). Un’analisi clinica orientativa dell’acqua, condotta a suo tempo (1993) mostrò risultati interessanti che lasciavano prospettare – salvo, ovviamente approfondimenti clinici e microbiologici – che l’acqua potesse avere effetti diuretici e favorire i processi digestivi. 

Su tali basi, il Comune di Paganico ha elaborato un ambizioso progetto di “Parco Termale” del quale potrebbe a breve essere realizzato – nell’ambito dei programmi regionali di “Valorizzazione del Turismo Montano” un primo stralcio funzionale. Per l’intanto sono in corso di realizzazione piccoli interventi di risistemazione del sito (mostra della fonte, strada di accesso, cartelli indicatori) con lo scopo di rendere la sua amenità naturalistica meglio fruibile dai visitatori.

Il sentiero prosegue fino a ricongiungersi con quello proveniente dalle grotte (l’ultimo tratto prima del ricongiungimento è quasi totalmente ostruito, ma sono in via di studio programmi di riapertura e risistemazione) e prosegue fino ad immettersi in territorio di Collegiove dopo aver superato la sorgente di “Fonte Caragno”, posta qualche decina di metri al di sotto dello stesso. Lungo il sentiero sono visibili tracce di coltivazioni agricole tradizionali per la maggior parte abbandonate da anni. E’ di facile percorrenza e dai 720 mt. Di Paganico Sabino scende fino ai 550 mt. circa della S.P. Turanense, per poi risalire fino a quota 700 mt. circa, prima di immettersi nel territorio di Collegiove.

Torna all’inizio 

Itinerario Ovito

Siamo all’interno della Riserva Naturale del Monte Navegna e Monte Cervia. Dall’ostello dell’Annunziata si imbocca un antichissimo sentiero (antica strada comunale Paganico-Marcetelli/Collegiove) che ridiscende nella gola dell’Obito tra i Monti Cervia e Filone. Dopo poche centinaia di metri si incontra la “Mola” e la sorgente “Fonte della Signora”.

Il sentiero attraversa il fosso dell’Obito su un antichissimo ponte “ponticchiu a pèé” e poi risale all’interno della gola superando un secondo ponte (ponticchiu a Capu). Il sentiero prosegue in salita fino a giungere in località “Carecarone” ai margini del castagneto, lo attraversa e risale fino a Fonte Pietrafinola (i cosiddetti “Trocchi” – 980 mt. circa). Da qui, quasi un centinaio di metri più in alto, si imbocca il “Tratturu nmezzu” che ci conduce sulla cresta del Cervia, da dove ci si può ricongiungere al sentiero che porta sulla vetta della Montagna.

Curiosità – L‘Obito, o Ovito, in dialetto paganichese “Jovetu” è un orrido che si apre tra il Monte Cevia (1438 mt) ed il Monte Filone, della catena del Monte Navegna (1508 mt.), un profondo canion il cui nome forse trae origine dalle vicende della transumanza. Inoltre antiche leggende narrano di quel posto: <<… gola che si dice, prende il suo lugubre nome da una strage compiuta all’epoca delle invasioni saracene … Mentre gli armati passavano laggiù tranquilli e sicuri, i montanari cominciarono a rotolare … enormi massi che schiacciarono la più gran parte di quegli uomini>>. In alto, sulle rocce a picco del versante del Cervia (Occalubbero), quasi in corrispondenza del primo ponte che si incontra nel ridiscendere il sentiero, si trova “u niu ell’aquila”, toponimo che trae origine dalla presenza di una coppia di questi rapaci che nidificava in questo luogo fino alla metà del 1900.

 Torna all’inizio

Itinerario intorno al Lago

"Il Lago del Turano è un bacino artificiale realizzato tra il 1936 ed il 1939, sbarrando con una diga (256 metri di lunghezza per 79 metri di altezza) il corso del fiume Turano nei pressi dell’abitato di Posticciola. Il massimo invaso si trova a 536 mt s.l.m. Il Lago è di forma allungata (circa10 km), ha una superficie di circa 6 Kmq ed un perimetro di circa 35 km. E’ collegato al suo “gemello” lago del Salto tramite una galleria che li rende vasi comunicanti ed alimenta la Centrale elettrica di Cotilia.

Il fiume Turano ed il lago omonimo tagliano in due il territorio comunale di Paganico Sabino.

La Provinciale Turanense ed una sterrata ne costeggiano le rive. Una passeggiata intorno al lago, percorrendo la sterrata che costeggia la riva sinistra  ed è accessibile dalla S.P. Turanense attraverso il Ponte di Paganico, riserva scorci panoramici e paesaggistici di rara bellezza. Il tracciato è quasi esclusivamente pianeggiante e adatto anche a passeggiate in bicicletta. Abbastanza comodo, attraversa la parte più pianeggiante del territorio comunale. A destra del Ponte di Paganico  si raggiungono le località "Marcassiccia" e "Campo di Grotte" dove sono si tuati comodi sbocchi verso il lago. Alla sinistra del ponte, la strada sterrata si dirige verso "Pietraforte",  richiudendosi in un anello, all’interno del territorio comunale di Paganico, in località "Collelavalle".

Torna all’inizio

Il presente articolo è stato pubblicato su gentile concessione della Pro-loco di Paganico Sabino (e-mail: proloco@paganicosabino.org )

I nostri Sponsor